Il Nazionale

Cronaca | 07 ottobre 2021, 17:44

Alluvione in Liguria, Legambiente all'attacco: "La politica ha una visione di sviluppo degli anni '50"

"Siamo in un momento storico in cui o la politica prende atto che questi fenomeni rischiano di mettere in pericolo l'economia e la vita dei cittadini, o si piangeranno lacrime di coccodrillo", dice il presidente regionale Santo Grammatico

Alluvione in Liguria, Legambiente all'attacco: "La politica ha una visione di sviluppo degli anni '50"

"Anche di fronte ai cambiamenti climatici, la politica pensa alle grandi opere che distruggono il territorio, dimostrando di avere una visione di sviluppo degli anni '50". A parlare è Santo Grammatico, presidente regionale di Legambiente, che commenta al nostro giornale l'alluvione che ha colpito parte del savonese e del genovese, dove si sono registrate piogge record.

"Negli ultimi anni si registrano piovosità, moti ondosi e vento sempre maggiori, vediamo che questi valori diventano dei record, il 4 ottobre lo abbiamo visto e siamo balzati all'onore della cronaca mondiale. Sicuramente questo è fortemente collegato alla questione dei cambiamenti climatici, che da decenni gli scienziati studiano e di cui si conoscono gli effetti. Per le caratteristiche della nostra regione siamo sempre più soggetti, e quindi è necessario che la politica si attivi con piani di adattamento che non possono riguardare solo le grandi città, dove interventi sono in corso, pensiamo al Bisagno o al Fereggiano, ma bisogna ragionare in termini di regione, perché a seconda di dove questi fenomeni colpiscono rischiamo che a essere colpiti duramente siano soprattutto i borghi dell'entroterra come in questo ultimo caso. Negli ultimi dieci anni non c'è luogo della regione che non sia stato interessato da questi fenomeni, e preoccupano i luoghi di ritorno perché vediamo che sono diventati fenomeni annuali". 

Legambiente in questi giorni è tornata a chiedere con urgenza una riflessione sulla grandi opere. "Pensiamo sia giusto ripensare a quelle che vanno a devastare i territori, pensiamo alla Gronda, basta guardare il progetto per vedere quante faglie acquifere, quanti tunnel e quanti versanti vengono tagliati, e se siamo in una situazione di criticità è perché c'è una condizione montuosa che più viene sollecitata e più crea danno a valle. Noi siamo la regione che rispetto alla superficie ha più strade e autostrade, siamo alla saturazione. E' evidente, non siamo in una regione di pianura, per andare da un punto all'altro è necessario fare elle curve, ma abbiamo visto utilizzare i nostri rii come corridoi da infrastrutturare per penetrare nell'entroterra. Nella situazione di cambiamento climatico che porta a queste piogge, questi corridoi sono i primi a saltare perché sono costruiti nel punto più pericoloso. Abbiamo esposto la popolazione locale anche costruendo case e capannoni in zone che oggi dimostrano tutta la vulnerabilità".

Di fronte a questi fenomeni la politica sembra prendere coscienza del problema. Ieri l'assessore regionale alla protezione civile Giacomo Giampedrone parlava di cambiamenti climatici come causa di quello che è successo a Rossiglione. Alle parole però spesso non seguono i fatti, e si teme sia già troppo tardi.

"Non credo che sia troppo tardi, - continua Grammatico - penso che però ci vogliano atti concreti. Rispetto al modello di sviluppo, la politica deve prendere atto che quel tipo di modello è un fallimento e rappresenta un pericolo per i territori e per i cittadini. Per decenni non sono state fatte le manutenzioni sulle infrastrutture, è necessario farle, ma estenderle a tutto il bacino idrografico. La politica è fortemente concentrata sulle grandi opere, come la diga nel porto di Genova, funzionale a fare entrare imbarcazioni che trasportano 24mila teu, e alle spalle cosa c'è? Una città che già adesso fa fatica ad assorbire il traffico. Come si pensa di dare una risposta con ulteriori opere in una regione ferita dai fenomeni relativi al cambiamento climatico?".

"Noi - continua - abbiamo visto riproporre progetti come la bretella Albenga-Carcare-Predosa, il tunnel di Fontanabuona, la Gronda. La politica si rifà a un modello di sviluppo degli anni '50 e '60. Se la politica non cambia velocemente saranno i fenomeni legati al cambiamento climatico che ci faranno cambiare per forza. Penso sia sempre una lezione quella che le alluvioni ci portano, pensiamo a quella genovese del 2011, che delocalizzò negozi e situazioni che in maniera preventiva avrebbero dovuto già essere delocalizzate perché stavano in zone a rischio. Siamo in un momento storico in cui o la politica prende atto che questi fenomeni rischiano di mettere in pericolo l'economia e la vita dei cittadini, o si piangeranno lacrime di coccodrillo, e sempre in situazioni di emergenza. C'è questa liturgia per cui piangiamo perché siamo una regione fragile e anche questa retorica credo abbia raggiunto un limite. Non siamo una regione fragile, ma siamo una regione fortemente ferita".

Per Grammatico bisogna intervenire con finanziamenti mirati a investire sulla transizione ecologica. Nel pnrr per la sicurezza del territorio non ci sono però molti fondi. "A livello nazionale, da un punto di vista della transizione ecologica si sono preferite altre tipologie d'azione, ma la Liguria ha l'imperativo di diventare il laboratorio dell'adattamento climatico del territorio all'emergenza del riscaldamento planetario, perché da qui possiamo dimostrare che possiamo farcela, e sarebbe il caso di essere all'onore delle cronache internazionali perché abbiamo intrapreso la strada dello sviluppo sostenibile, della manutenzione capillare del territorio, della creazione di 'green jobs'. Sono questi gli aspetti su cui dobbiamo puntare".

In chiusura Grammatico rivolge un pensiero alle popolazioni colpite. "La nostra solidarietà va a loro e agli uomini e alle donne che si prodigano per intervenire e dare una mano. Nel nostro paese abbiamo la fortuna di avere tanto volontariato, protezione civile, tante persone che per fortuna si mettono a disposizione e questo è un patrimonio fondamentale e oggettivamente da riconoscere".

Francesco Li Noce

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