Diecimila chilometri percorsi in cento giorni, attraversando l’Italia da nord a sud, tra montagne, mare, corse in moto e perfino un lancio in paracaudute e una discesa in parapendio. Sono solo alcuni dei numeri dell’impresa compiuta da Sami, 37enne torinese affetto da tetraparesi spastica distonica.
Una patologia che fin dalla nascita lo costringe in sedia a rotelle e che non gli permette neppure di parlare. Nella storia di Sami, però, non c’è spazio per lacrime e pietismo, ciò che conta è solo il viaggio, compiuto insieme ad Andrea e Annalisa, i suoi amici di sempre. Il gruppo è partito da Torino il 25 giugno con un unico obiettivo: rendere possibile quello che sembra impossibile.
"È stato un viaggio emozionante - spiega Andrea - che dimostra come con passione e forza di volontà si possa fare qualsiasi cosa. E se c’è riuscito Sami tutti possono farcela, è solo una questione di mettersi in gioco e decidere di andare fino in fondo". Inizialmente Sami e i suoi amici avrebbero dovuto raggiungere Tokyo per partecipare fuori concorso alle paralimpiadi con una nuova disciplina, il paradventuring, con cui un gruppo di persone con diversi gradi di abilità, trova il modo di superare i limiti fisici e mentali per migliorare la propria vita, imparando gli uni dagli altri e divertendosi insieme.
La pandemia ha purtroppo frenato il progetto, ma il gruppo non si è perso d’animo e ha scelto di attraversare l’Italia, con il viaggio che è stato seguito passo passo sui social e sul sito samiaroundtheworld.org. "Più che ai disabili il messaggio e l’impresa di Sami sono rivolti alle persone che vivono accanto a loro - spiegano Francesco Nappi e Giulia Filippone, che hanno curato tutti gli aspetti della comunicazione - ora cerchiamo una casa di produzione per realizzare un documentario del viaggio". Essenziale è stato il supporto dell’Officina ortopedica Maria Adelaide, che ha fornito a Sami carrozzine e sistemi di seduta per gli spostamenti e le varie attività. "La forza di volontà di Sami e dei suoi amici in questo caso conta più della tecnologia", dice Alessio Aragno, amministratore della struttura torinese, che poi conclude: "Il nostro team ha scansionato la schiena del ragazzo e progettato in digitale dei sistemi di postura su misura, poi applicati su basi utilizzate per i differenti utilizzi".
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