Niente palco, niente comizio, niente folla ad accoglierlo. Quella di Matteo Salvini, oggi a Varese, è stata una visita di cortesia per dare l’in bocca al lupo a Varese, «che deve essere restituita al buon governo, al dinamismo e alla concretezza», e a Matteo Bianchi «che ha già fatto il sindaco e ha fatto una scelta di vita che a sinistra non fanno: aveva un posto da parlamentare e torna a fare il sindaco di una città che ama da lunedì, perché il nostro obiettivo è vincere al primo turno. Ci tenevo a passare di qui perché Matteo è uno dei 900 sindaci che per la Lega stanno lavorando in tutta Italia e che ci faranno essere presenti e crescere in città in cui non c’eravamo».
Quello a Varese, secondo Salvini, potrebbe essere un ritorno della Lega «dopo cinque anni di nulla, perché se un sindaco uscente, dopo cinque anni di presunto buon lavoro, come argomento di campagna elettorale ha quello per cui "Salvini non deve venire a Varese", fossi un varesino mi preoccuperei. Da un sindaco uscente mi aspetto il recupero dei palazzi degradati e una viabilità all’altezza, e invece si muore di traffico nonostante questa sia la città Giardino. Non commento nemmeno i suoi attacchi, lo vedo nervoso e preoccupato, non è sicuro di vincere».
E a proposito di cose da fare, la scelta di accogliere il segretario federale in piazza XX Settembre non è casuale. «Perché è l’emblema del degrado – ha detto Bianchi – ed è il simbolo della riappropriazione degli spazi che avvieremo, ridimensionando il progetto di riqualificazione del Politeama che ci farà risparmiare qualche milione di euro per ridare dignità anche a questa piazza».
Salvini si è trattenuto una mezz’oretta per rispondere alle domande dei giornalisti e fare selfie. Incalzato sulla vicenda Morisi ha rivendicato la sua battaglia contro la legalizzazione delle droghe perché «anche se sono leggere fanno sempre male. Chi spaccia vende morte e chi si droga ha bisogno di aiuto».
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