Il Nazionale

Cronaca | 22 settembre 2021, 14:27

La provincia di Imperia "roccaforte della ‘ndrangheta reggina": nella relazione semestrale della Dia l'ingerenza della cosche nel tessuto economico del territorio con la droga e le estorsioni

Particolare attenzione è stata dedicata a Ventimiglia e Bordighera dove "i Barilaro-Pellegrino hanno perseguito una specifica strategia operativa distinguendosi per condotte spregiudicate" opprimendo il comprensorio con condotte mafiose

La provincia di Imperia "roccaforte della ‘ndrangheta reggina": nella relazione semestrale della Dia l'ingerenza della cosche nel tessuto economico del territorio con la droga e le estorsioni

In provincia di Imperia “roccaforte della ‘ndrangheta reggina” il dato giudiziario ormai definitivo conferma l’operatività sia del locale di Ventimiglia, facente capo ai Marcianò di Delianuova, espressione delle cosche Piromalli e Mazzaferro, sia del cosiddetto sottogruppo di Bordighera rappresentato dalle famiglie Barilaro-Pellegrino proiezione dei Santaiti- Gioffrè di Seminara, territori tutti in provincia di Reggio Calabria.

Il dato è descritto nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia in merito all’attività della criminalità organizzata in Liguria, documento che è stato presentato dal Ministero dell’Interno al Parlamento e che fa riferimento all’attività svolta nel secondo semestre del 2020.

Se da un lato la Corte di Cassazione il 28 ottobre 2020, nell’ambito del processo “Maglio 3” ha rigettato i ricorsi proposti avverso le condanne per associazione di tipo mafioso pronunciate nell’ottobre 2018 in sede di rinvio dalla Corte d’Appello di Genova rendendo definitive quelle pronunciate a carico di 5 affiliati al locale di Genova e 4 a quello di Ventimiglia, dall’altro è il territorio di Bordighera ad aver attenzionato inquirenti e investigatori.

Enclave dei Barilaro-Pellegrino “i quali nel tempo hanno perseguito una specifica strategia operativa distinguendosi per condotte spregiudicate e per un pressante controllo del territorio con modalità tipicamente mafiose”. In tale ambito si colloca la vicenda giudiziaria di un giovane ritenuto esponente del clan coinvolto in un omicidio con tipiche modalità mafiose (una vera e propria esecuzione realizzata con colpi esplosi da armi diverse) accertato il 21 ottobre 2020 con il rinvenimento di un cadavere in località “Calvo” di Ventimiglia. Il riferimento è all’omicidio di Joseph Fedele, il 60enne francese, ma di origini italiane, per cui i Carabinieri hanno arresto Domenico Pellegrino, 23 anni, di Bordighera, ritenuto l'autore materiale, e il 44enne Girolamo Condoluci, di Bordighera anche lui, accusato e per questo finito ai domiciliari, di favoreggiamento ed in particolare di aver aiutato Pellegrino a riportare l'auto della vittima a Mentone.

“Il grave evento delittuoso, è riportato nella relazione, parrebbe contestualizzarsi in uno scenario criminale i cui equilibri (anche in relazione ai rapporti con le compagini criminali stanziate in Francia) risultano fortemente fiaccati dalle avvenute carcerazioni a conclusione del processo 'La Svolta' ma anche dal decesso nel 2017 di due storici capibastone, uno dei quali già al vertice del locale di Ventimiglia".  

L’infiltrazione dei sodalizi mafiosi in Liguria è quindi prevalentemente di origine calabrese e in misura minore campana e siciliana. Ha avuto inizio negli anni ‘50 in ragione del florido tessuto economico-imprenditoriale e per il favorevole posizionamento geografico che fa della regione “un crocevia strategico tra la Versilia, la Costa Azzurra, le regioni del nord Italia e il nord Europa” nonché attraverso il sistema portuale un rilevante hub verso altri continenti. Qui la strategia di “mimetizzazione” attuata dai clan avrebbe reso più difficoltoso, nel tempo, comprendere e acquisire consapevolezza della capillare infiltrazione del territorio ligure ad opera della ‘ndrangheta. Oggi, invece, questo è un dato acquisito anche sul piano giudiziario.

Nella relazione della Dia vengono citate le parole del prefetto di Imperia, Alberto Intini (oggi in pensione ndr) che  ha evidenziato come i sodalizi presenti in quella provincia tendano ad "esprimersi attraverso modalità di azioni criminali di basso profilo, poco avvertibili dalla società civile, senza ricorrere, per quanto possibile, a condotte di natura violenta, dimostrando, tuttavia, capacità relazionali con il mondo politico, imprenditoriale, economico ed associativo. Non sono comunque mancati, nel corso degli anni, episodi particolarmente cruenti maturati negli ambienti della criminalità calabrese, così come non è stato certamente accantonato il ricorso all’incendio di mezzi ed attività commerciali che rimane, per la sua pregnanza simbolica, una delle modalità privilegiata di affermazione del controllo del territorio. In ogni caso, è scritto, le attività delinquenziali poste in essere sono per lo più relative al traffico di stupefacenti, in talune realtà territoriali circoscritte, le estorsioni parrebbero condizionare tuttora le dinamiche commerciali, con particolare riferimento ai settori della ristorazione, del turismo balneare, del commercio ambulante, mentre importanti settori economici si ritiene operino se non in regime di monopolio, quantomeno di predominanza: l’edilizia, ovvero le grandi opere ed, in genere, la movimentazione terra, è fortemente condizionata. Non va sottaciuto, inoltre, come i settori dello smaltimento dei rifiuti, dei residui ferrosi e, più in generale, del variegato comparto dei servizi ecologici e delle fonti rinnovabili, siano considerati strategici dalla criminalità che ne coglie un’opportunità per ricavarne illeciti profitti”.

Anche il Procuratore della Repubblica di Imperia, Alberto Lari, ha sottolineato come "la posizione di frontiera rende sempre preminente l’attività volta al contrasto del fenomeno dell’ immigrazione clandestina, sempre molto attivo e gestito quasi esclusivamente da gruppi di etnia straniera. Stesso discorso per il sempre florido traffico di stupefacenti che vede la frontiera di Ventimiglia quale uno dei luoghi privilegiati per il transito… Anche in questo caso troviamo coinvolte un po’ tutte le etnie, dagli italiani, a volte in relazione di affari con associazioni a delinquere di origine calabrese, agli albanesi ed ai magrebini".

Nella relazione poi, vengono citate le operazioni “Ponente Forever”, eseguita a settembre, che ha poi individuato un traffico di droga e di armi sull’asse Imperia - Costa Azzurra, e l’inchiesta e “Scarface” del 2 novembre 2020 dove in provincia Imperia è stato arrestato un imprenditore, accusato di essere a capo di uno strutturato gruppo criminale, accusato di aver commesso plurime condotte di riciclaggio unitamente ad un affiliato della ‘ndrina Barbaro-Papalia di Buccinasco, che all’epoca agiva lungo l’asse Buccinasco – Mentone.

Oltre a esponenti della criminalità organizzata calabrese, la zona di Sanremo annovera anche la presenza di soggetti di origine campana collegati a famiglie napoletane e a referenti da anni insediati a Mentone attivi in svariati ambiti criminali.

Angela Panzera

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