«Ho tenuto in braccio la tv perché avevo paura che l'oro e l'attimo scappassero via. Poi, quando ho visto che Federica e Valentina piangevano, ho iniziato a piangere anche io»: Matteo Cesarini, il fratellone di Federica, è impazzito di gioia insieme a una provincia e all'Italia intera per il secondo oro azzurro alle Olimpiadi, una medaglia nata e cresciuta in barca sul lago di Varese (leggi QUI, QUI e QUI).
Per Matteo, che si trova a Finale Ligure insieme alla famiglia, la distanza con Tokyo e con il cuore di Federica non è mai esistita perché al centro di quell'abbraccio liberatorio nel cuore della notte alla moglie Federica e ai figli Ludovica ed Elia, in mezzo alle lacrime più belle del mondo, c'era tutta sua sorella, la tempra con cui aveva detto prima della partenza «non andiamo in Giappone a farci un giro», la forza mentale che le ha sempre «fatto riprendere la rotta dopo infortuni, sofferenza, cambi di barca», l'intuizione con cui dall'hockey su ghiaccio - «pensate un po' che l'allenavo io» - è stata messa in barca a 12 anni da mamma Isabella, «prima che Giovanni Calabrese ne forgiasse e indirizzasse il talento».
Le prime parole che Matteo ha detto, nella videochiamata Tokyo-Finale con la medaglia di Federica e Valentina Rodini in primo piano, sono state "che cavolo (eufemismo) avete fatto!", ripetuto più volte, urlato tra le lacrime: "Ma cosa cavolo (ancora eufemismo) avete fatto!".
«Dopo che hanno passato la semifinale con quel tempo - aggiunge Matteo - mi sono un po' preoccupato: "Non è che hanno dato troppo?" ho pensato. Ma è stata una piccola, sfuggente paura perché chi è partito da zero come mia sorella, non si ferma quando ha davanti "tutto". Lei è testarda, costante, fredda nella gestione delle gare: più le punte delle barche avversarie si avvicinano, più si esalta. Quando non ci sono altre risorse da spendere, lei ne trova sempre di nuove».
I genitori di Federica e Matteo, mamma Isabella e papà Francesco, «ora sono sotto choc emotivo. E sarà felicissimo anche Giovanni Calabrese, l'allenatore storico di Federica che abbraccio forte». Una dedica? «Federica e Valentina hanno pensato subito a Pippo Mondelli, il canottiere scomparso a 26 anni per un tumore, e quel cartello dopo la gara con scritto "We are here for Pippo (siamo qui per Pippo)" è stato commovente, indimenticabile».
Nel regalo che Matteo farebbe a Federica c'è tutta la forza di questa famiglia e di questo sport semplice di lago, dove la gente cresce, soffre, vive e vince a testa alta, remando a più non posso, tranne quando l'abbassa ma solo per piangere di gioia: «Vorrei regalarle un abbraccio dei nostri, come quello dopo l'oro europeo conquistato sul lago di Varese».
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