Mario Bonturi, il presunto killer del gioielliere 77enne Luciano Amoretti, ucciso a martellate a Sanremo la notte tra l'1 e il 2 agosto, comparirà venerdì dinanzi al gup di Imperia, Massimiliano Botti. Nei giorni scorsi il pm Francesca Buganè Pedretti ha infatti chiesto il processo per il 64enne originario di Nizza Monferrato reo confesso dell’omicidio dell’orafo imperiese avvenuto nel suo appartamento secondario in corso Garibaldi a Sanremo.
Dopo quasi undici mesi di indagini Polizia e Procura fanno il punto sull’inchiesta che ha visto coinvolto anche un altro uomo, Giuseppe Diotti, anche lui di Nizza Monferrato, la cui posizione però è stata stralciata. Diotti, 50enne, subito dopo l’arresto è stato scarcerato dal gip imperiese in quanto non sussistevano i gravi indizi di colpevolezza. L’uomo era giunto in riviera insieme a Bonturi in auto, ma già dall'interrogatorio di convalida, al seguito del quale per lui erano stati disposti i domiciliari, si era detto totalmente estraneo alla vicenda, spiegando al gip di aver accompagnato Bonturi e di essersi fermato a Sanremo mentre l'altro incontrava Amoretti. Durante l'omicidio di Amoretti infatti, si trovava in giro per la città. Per provarlo avrebbe mostrato agli inquirenti un selfie fatto davanti la statua di Mike Bongiorno la stessa sera dell'omicidio.
Bonturi, difeso dall’avvocato Gianluca Bona, adesso quindi finisce da solo a processo e venerdì dovrà scegliere, a fronte di un rinvio a giudizio che appare scontato, il rito al quale sottoporsi ossia se attraverso il dibattimento o in abbreviato che in caso di condanna comporta uno sconto di un terzo sulla pena finale. In quella sede poi, i familiari e i terzi interessati della vittima potranno decidere se costituirsi o meno parte civili, ma da quanto trapela pare che nessuno lo farà.
Nelle settimane scorse Bonturi è stato interrogato su sua richiesta dal pm Buganè Pedretti così come prevede il codice all’esito della chiusura delle indagini preliminari. Al magistrato ha fornito la sua versione dei fatti escludendo che sia trattato di un gesto premeditato. “Non c’ho visto più. Ho afferrato il martello e ho colpito, senza capire nulla” ha detto al magistrato. La vista del sangue sulle proprie mani l’ha fatti scappare via in pochi minuti dall’abitazione di corso Garibaldi. “Lo giuro signor giudice, non ero partito con l’intenzione di fargli del male, ha continuato Bonturi, Amoretti lo conoscevo da una vita, non volevo, non volevo”.
Secondo quanto ricostruito dalla Squadra Mobile della Questura imperiese Bonturi il giorno del delitto era partito da Nizza Monferrato con Diotti per incontrare Amoretti. Tra i due c’erano alcune cose da chiarire. Entrambi frequentavano il giro dei rappresentanti di gioielli. Situazioni queste al confine tra legalità e mercato clandestino che hanno originato forti contrasti tra loro anche se ad oggi il movente preciso del delitto resta ancora da chiarire. Tra i due è scoppiata una forte lite degenerata poi nell’omicidio dell’orafo imperiese. Un delitto d’impeto e non studiato o premeditato, secondo la versione di Bonturi.
L’arma del delitto, una mazzetta da muratore, sarebbe stata già presente all’interno dell’appartamento di Amoretti, ma il presunto killer una volta commesso il delitto l’ha portata via e gettata in un canale dell’astigiano, nei pressi di Belbo. Sarà lo stesso Bonturi a dire il punto preciso dove l’arma è stata abbandonata. I vigili del fuoco di Asti, insieme alla Polizia, però riuscirono a recuperala.
Commenti