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Politica | 18 maggio 2021, 07:16

Asti, salta ancora in consiglio comunale la revoca della cittadinanza a Mussolini

Rasero: "La minoranza non la ha votata, non piaceva il testo". Replica la minoranza: "La pratica è apparsa un tentativo di cambiare il discorso per non creare tensioni in maggioranza"

Asti, salta ancora in consiglio comunale la revoca della cittadinanza a Mussolini

Benito Mussolini è ancora cittadino onorario di Asti così come lo è la senatrice a vita, Liliana Segre.

Ieri sera in consiglio comunale, nuovo colpo di scena sulla revoca della cittadinanza onoraria conferita nel 1924 dal Comune di Asti.

"Clamoroso al Cibali - tuona Rasero utilizzando una metafora calcistica nata nel 1961 per Catania- Inter - questa sera , in consiglio comunale, abbiamo assistito ad un evento che ha dell’incredibile.
Un'amministrazione di centrodestra ha presentato una pratica per revocare la cittadinanza a Benito Mussolini. La minoranza di centrosinistra non la ha votata".

Erano infatti necessari 22 voti (maggioranza qualificata) e "la maggioranza - fa sapere ancora Rasero - con i suoi 17 non ha ricevuto il supporto da nessuno degli 11 consiglieri di minoranza presenti".

Secondo il sindaco alla minoranza non piaceva il testo per come è stato strutturato, dove venivano condannati tutti i totalitarismi compreso il comunismo.

Ma i consiglieri comunali di minoranza, Massimo Cerruti Angela Quaglia Mauro Bosia Michele Anselmo Maria Ferlisi Luciano Sutera Mario Malandrone Giorgio Spata Davide Giargia Martina Veneto Giuseppe Dolce con una nota congiunta spiegano anche altre motivazioni.

"Mancava tutto il gruppo di Fratelli d’Italia, così come mancava il vicesindaco Coppo durante la Giunta che ha steso la delibera da portare in Consiglio e il numero dei consiglieri presenti era altalenante e , soprattutto, maggioranza silenziosa e in evidente imbarazzo. Eppure l’argomento era noto".

Da quando si era parlato di conferire la cittadinanza a Liliana Segre, da ottobre scorso, la minoranza aveva chiesto che, contestualmente a questa votata all’unanimità, si revocasse quella a Mussolini.

"Dopo oltre sei mesi  - spiegano i consiglieri - è stata prodotta una pratica, arricchita da un emendamento che lascia molti dubbi storici e politici e che è apparsa, da subito, un tentativo di cambiare discorso per non creare tensioni all’interno della maggioranza".

La minoranza quindi ha proposto un emendamento che riportasse il ragionamento alla sua essenza: "Revocare ciò che storicamente e politicamente non è più accettabile in uno stato democratico".

La proposta  non è stata accolta e la minoranza ha abbandonato di fatto la riunione "per rimarcare che occorreva guardare al risultato e non voler stravincere"

"Spiace constatare - rimarcano i consiglieri di minoranza - che la maggioranza, anche quei consiglieri che si richiamano a principi liberali e democratici, abbia accettato il ricatto di una componente politica che, strategicamente assente, ha condizionato il risultato, se davvero la si voleva revocare, occorreva fare come i Padri costituenti hanno fatto dopo la guerra: un passo indietro per ciascuno per raggiungere un obiettivo comune".

Betty Martinelli

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