Il Nazionale

Cronaca | 12 maggio 2021, 15:55

Travolta e uccisa in corso Coppino ad Alba: non c’è accordo sul risarcimento alle parti civili

Il giudice rinvia la decisione sul patteggiamento richiesto dalla difesa dell’investitrice di Romana Sacco, a giudizio per omicidio stradale e lesioni gravi

Travolta e uccisa in corso Coppino ad Alba: non c’è accordo sul risarcimento alle parti civili

E’ rimandata all’udienza già fissata per il prossimo 15 settembre la decisione del giudice astigiano Federico Belli sulla richiesta di patteggiamento avanzata dalla difesa di Margherita Anfossi, pensionata di Guarene, classe 1936, rinviata a giudicio per omicidio stradale e lesioni gravi in seguito all’incidente verificatosi lungo la circonvallazione albese il 3 gennaio 2020, sinistro che causò la morte della 64enne albese Romana Sacco e il ferimento del figlio trentenne della vittima, Alberto Bianco, travolti dal Range Rover della Artusio mentre a bordo della loro utilitaria, una Toyota Yaris, erano parcheggiati all’incrocio tra corso Michele Coppino e via Alfieri.

Lo scorso 24 marzo la prima udienza del procedimento aveva visto i difensori della donna, gli avvocati torinesi Tommaso Servetto e Roberta Maccia, avanzare per suo conto richiesta di patteggiamento, ottenendo in proposito il parere favorevole del pubblico ministero, Gabriele Fiz.

"La signora Anfossi –
aveva spiegato al nostro giornale l’avvocato Servetto – è profondamente ferita da questo accadimento, per il quale da allora non riesce a darsi pace. Per lei sapere che c’è stato quantomeno un ristoro rappresenterebbe un seppure minimo sollievo. Per questo abbiamo spinto in questa direzione".

Lo stesso legale aveva quindi precisato che nei confronti del figlio della donna, rappresentato dall’avvocato Giovanni Passero, è già stato riconosciuto e versato un primo risarcimento da 270mila euro relativamente al solo danno biologico, mentre per ragioni relative allo svolgimento delle necessarie visite medico-legali deve essere ancora perfezionato quello relativo al danno fisico.

L’udienza tenutasi questa mattina in Tribunale ad Asti ha invece certificato la distanza che ancora corre nel raggiungimento di un accordo di un accordo risarcitorio con gli altri congiunti di Romana Sacco – il fratello Umberto e le sorelle Raimonda, Renata e Maria Clotilde –, costituiti parte civile col patrocinio dell’avvocato Roberto Ponzio.

E’ proprio quest’ultimo a spiegare, dopo l’udienza di oggi, che "alla famiglia Sacco è stata formulata un’offerta risarcitoria che reputiamo incongrua e non conforme al gravissimo danno procurato. Vedremo se il differimento dell’udienza servirà a riproporre un risarcimento più equo. Sarà il Gup a valutare la sussistenza dei presupposti per una soluzione patteggiata".

"Per noi – prosegue il legale albese – le modalità del fatto sono caratterizzate da un notevole grado di colpa e suscitano sconcerto. Il tragico evento potrebbe peraltro determinare una riforma legislativa. L’avvocato Umberto Sacco, fratello di Romana, ha infatti lanciato una proposta legislativa volta a equiparare il senile rallentamento dei riflessi all’inesperienza dei neopatentati. Un’iniziativa che è stata condivisa da centinaia di comuni cittadini, mentre alcuni parlamentari si sono resi disponibili a proporle nelle opportune sedi".

Da qui la decisione assunta da giudice Belli, che ha differito il procedimento di quattro mesi.

E. M.

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