“Documenti per tutti”. E’ questo il grido che si leva da piazza Castello: è proprio davanti alla Prefettura di Torino che una ventina di migranti e di attivisti del gruppo “Dobbiamo vivere - Lavoratori Disoccupati e Precari” hanno proseguito la loro battaglia per richiedere una gestione diversa dei documenti per i cittadini stranieri.
"Chiediamo il permesso di soggiorno per trovare un lavoro regolare"
“Chiediamo il permesso di soggiorno, senza il quale è impossibile trovare un lavoro regolare, poter affittare o comprare una casa. Ma chiediamo anche attraversare le strade in tranquillità, senza sentirsi addosso gli sguardi di chi continua a vessare le persone di colore, le persone che in questo paese sono comunque cittadini di Serie B” affermano i manifestanti. Dopo la protesta dello scorso 12 aprile in corso Verona, oggi i migranti hanno scelto di ritrovarsi proprio sotto la Prefettura. Una scelta non casuale, ovviamente: “Abbiamo chiesto di confrontaci con l’autorità responsabili di questo disastro. Siamo scesi in piazza in tutta Italia e continueremo a farlo. A Torino abbiamo ricevuto silenzio, un muro di gomma”.
"Tempi di rinnovo Questura sono di 8 mesi, rispetto ai 20 giorni stabiliti dalla legge"
Tra i problemi riscontrati, la presunta lentezza da parte della Questura di Torino nell’erogare un documento essenziale per la vita di queste persone: “Anche chi riesce ad ottenere un permesso di lavoro o una protezione umanitaria, oggi si ritrova a vivere in una condizione paradossale: i tempi di rinnovo della questura di Torino si aggirano mediamente intorno agli 8 mesi, rispetto ai 20 giorni stabiliti dalla legge”.
Con sanatoria processate solo il 5% delle pratiche
Dito puntato poi contro la sanatoria, definita una vera e propria “truffa”. Invece di risolvere il problema del lavoro nero infatti, la burocrazia ha frenato il provvedimento, visto che le pratiche processate sono appena il 5% del totale. “Vogliamo dire basta alle politiche migratorie razziste che ormai da decenni costringono migliaia di lavoratori e lavoratrici immigrate a sottostare al ricatto dei documenti, agli abusi continui delle questure, a forme di sfruttamento, segregazione e repressione sempre più feroci”.
Commenti