Un manifesto a lutto, come quelli che accompagnano i funerali. E alcuni messaggi inconfondibili: "Le associazioni di categoria del commercio annunciano la morte del commercio di vicinato. Bollette e fatture da pagare accompagneranno il feretro".
E' questa la forma di protesta scelta da coloro che - il 24 dicembre - osserveranno le regole volute dal Governo, ma non ci si rassegneranno. Tanto che in segno di protesta alzeranno ugualmente le serrande ed accenderanno le luci, pur senza procedere alla vendita, in segno di dissenso contro le decisioni governo.
"L’epidemia in corso distrugge letteralmente il piccolo commercio e la ristorazione, oltre a ai servizi alla persona e artigianato, come i centri estetici - spiega Vito Gioia, di Federvie Piemonte -. Stiamo pagando le colpe di tutte quelle amministrazioni e quei governi che negli anni hanno tagliato le spese della sanità e della prevenzione".
"Le attività che partecipano alla protesta sono il capro espiatorio di ogni male sanitario e stanno morendo. Sono in rianimazione e non per l’epidemia, ma per l’incapacità di gestire l’emergenza: pochi aiuti arrivati in ritardo e persino offensivi nella sostanza rispetto alle perdite".
"Non neghiamo l’esistenza del virus, né la drammatica verità dei tantissimi decessi anche tra i nostri cari - è la conclusione -, ma il piccolo commercio, l'artigianato e i servizi non possono essere le vittime sacrificali e sacrificate".
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