Non sono mai ripartiti, o quasi. Così come il settore del turismo, anche quello delle cerimonie è un altro comparto che in questi mesi di lockdown e riaperture "a singhiozzo" sta soffrendo difficoltà e crisi molto profonde.
Tanto che questa mattina hanno deciso di far sentire la propria voce presentandosi in piazza Castello, davanti alla Regione, in quella che ormai è la cornice "classica" delle manifestazioni e delle proteste di categoria.
"Non siamo solo codici" e "Salviamo il giorno del Sì" erano alcuni dei messaggi che i manifestanti hanno voluto mandare alle istituzioni. Alcuni di loro, vestiti come nel giorno del matrimonio.
Ma che questo settore fosse a fortissimo rischio crisi era già chiaro la scorsa estate. Il comparto - che in Italia ha un fatturato da 15 miliardi di euro e dà lavoro a 83mila aziende - solo per Torino e provincia aveva stimato perdite (tra marzo e agosto) pari a oltre 300 milioni di euro. Colpi a 360 gradi, che coinvolgono i rinfreschi, ma anche il settore dell'abbigliamento specializzato, i fioristi, la gioielleria, i fotografi e via dicendo. Una cifra che, prolungata fino alla fine del 2020, è diventata ancora più alta. E con poche prospettive di miglioramento per il futuro.
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