Sequestro di beni e denaro per oltre 29 milioni di euro. E' quello messo in atto dagli uomini della Guardia di Finanza al termine delle indagini condotte sulla vicenda di Manitalidea, società eporediese leader nella fornitura di servizi di facility management e consulenza gestionale finita nei guai nei mesi scorsi, con gravi ripercussioni anche dal punto di vista occupazionale per molte persone.
Al temine dell'operazione denominata "Piazza pulita", le fiamme gialle hanno dato esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Ivrea nei confronti degli ex rappresentanti legali della società. Tra le ipotesi contestate anche il mancato pagamento ai lavoratori del “bonus di 80 euro”, noto anche come “bonus Renzi”.
Le attività, coordinate dal procuratore della Repubblica di Ivrea, Giuseppe Ferrando, dirette dal sostituto procuratore Alessandro Gallo e condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Torino, hanno avuto origine dalla denuncia degli ex rappresentanti legali della società per i reati tributari di omesso versamento di ritenute dovute o certificate e indebita compensazione dal 2016 al 2019, per un ammontare complessivo appunto superiore a 29 milioni di euro. Numerose (reiterate e persistenti) le irregolarità ipotizzate a carico degli indagati.
Da un lato, sarebbero stati omessi per oltre 25 milioni di euro i versamenti dovuti al Fisco per le ritenute d'imposta operate dall'impresa sugli stipendi dei dipendenti e sui compensi dei professionisti, che il datore di lavoro effettua per conto del lavoratore. Dall'altro, per abbattere le somme dovute dall'impresa all'Erario, sarebbero anche stati utilizzati crediti d'imposta non spettanti o inesistenti, per oltre 4 milioni di euro. Le compensazioni sarebbero state effettuate facendo figurare crediti per attività di ricerca e sviluppo nel 2018 e 2019, senza poterne dimostrare la reale esecuzione, per quasi 3,5 milioni di euro.
Ma non solo: sarebbero state effettuate compensazioni d'imposta per oltre 650mila euro per l'inesistente erogazione degli 80 euro mensili del cosiddetto “Bonus Renzi” nella busta paga dei dipendenti, in mancanza dei relativi pagamenti.
Sono dunque scattati i sequestri: i finanzieri hanno infatti individuato e bloccato le disponibilità di un indagato su un conto corrente acceso presso un istituto di credito in Francia. Sequestrati anche 7 immobili nelle province di Torino, Napoli e Latina, quote di tre società con sede nelle province di Torino e Roma e cinque motociclette supersportive di valore.
"Ancora una volta, le condotte criminose degli ex-manager della società, smascherate oggi dalla procura di Ivrea, hanno ripercussioni sull’anello debole della catena: i lavoratori - afferma la deputata piemontese Jessica Costanzo (M5S), membro della Commissione Lavoro -. Uno schiaffo alla dignità di chi è già esasperato da mesi e mesi di mancata corresponsione degli stipendi. Era già emerso un quadro sconcertante di mancati pagamenti ai lavoratori e contabilità generale ferme al 30 settembre 2019, e il blocco di tutti i conti correnti bancari oggetto di pignoramento da parte di oltre centinaia di creditori. Ricordo anche che ci sono almeno cinquemila creditori, in larga parte lavoratori che prendevano fino a 400-500 euro al mese e che vantano arretrati negli stipendi, contributi e tfr, che dovranno attendere ancora molto a lungo prima di essere ristorati di ciò che gli era dovuto”.
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