Ci risiamo. Il caso dei parcheggi sulla cosiddetta ‘piana Pallavicini’ a Pegli pareva essersi risolto nei mesi scorsi, e invece è ritornato di strettissima attualità. Da una parte ci sono i residenti dei caseggiati di via Longo, via Garelli e via della Maona, dall’altra gli eredi della famiglia Gaggero che risultano i proprietari dei terreni e delle relative pertinenze.
In mezzo, c’è la possibilità, per decine e decine di famiglie, di poter parcheggiare la propria auto o il proprio scooter sotto casa, com’è sempre stato sin dagli anni Sessanta. Solo che due anni fa si è cominciato a recintare e a palettare gli stalli, con infinite proteste da parte dei cittadini.
Ci si è rivolti al Comune, ci si è rivolti agli avvocati, c’è stata anche una sentenza favorevole sia all’amministrazione che alla popolazione, relativamente ai posti di via Diciotto Fanciulli e la situazione, in generale, pareva tornata alla normalità.
Ma, al contrario, venerdì scorso, nei pressi del civico 10 di via Longo, uno di quelli da cui era partita la protesta, sono ritornati dei cartelli poco promettenti. Nel messaggio c’è scritto: ‘Si informa che dalle ore 8 di martedì 28 luglio 2020 inizieranno i lavori di riqualificazione delle aree a parcheggio antistanti e retrostanti il caseggiato di via Longo 10. Entro tale data i veicoli posteggiati dovranno essere rimossi. Si ringrazia per la collaborazione’.
Di quali lavori di riqualificazione si tratti, in questo messaggio non è dato sapere. Ma ve n’è un altro anche più eloquente, fregiato ‘Colombo security & service’, dal che si evince che la proprietà si è rivolta a un istituto di vigilanza privata per veder risolta la questione (su questa area non ha competenza la Polizia Locale, fatta eccezione per la parte in cui i veicoli transitano, ma non per quella dove i veicoli sostano).
Qui c’è scritto: ‘Onde evitare spiacevoli inconvenienti che possano provocare rallentamento o sospensione dei lavori, si invita a rimuovere, entro la data sopraindicata, questo veicolo’.
Questa mattina alle ore 8, giorno indicato per l’inizio delle operazioni, i residenti si sono assiepati sotto al portone. Il timore è che, se verranno spostati i veicoli, ci si ritroverà con i paletti, la proprietà chiederà un canone d’affitto mensile per l’occupazione degli stalli e tutta la trattativa andrà a farsi benedire: questo è lo scenario che pare prospettarsi.
Una residente afferma: “Ci risiamo: ‘piana Pallavicini’ ancora ‘ostaggio’ dei Gaggero. Nei vari incontri che abbiamo avuto, il Comune aveva assicurato che non sarebbero state rilasciate autorizzazioni a palettare, in quanto in esame il riconoscimento dell’uso pubblico dell’intera zona. Proprio venerdì, invece, sono comparsi davanti al nostro condominio i cartelli, con minaccia di essere denunciati se lasceremo le auto in zona”.
I rappresentanti della proprietà si sono messi in contatto con l’amministratore del caseggiato e sarebbe già stata prospettata la decisione di mettere i paletti all’area e di chiedere il canone per i parcheggi. Ma chi ha concesso l’autorizzazione a installare le recinzioni, dal momento che risulta essere in corso una verifica da parte del Comune? La situazione è assolutamente da chiarire.
Quanto alla storia, invece, quella è ormai nota, in quanto affonda le radici nel passato. Siamo negli anni Sessanta, quando i Gaggero costruirono gran parte degli edifici della zona, riservandosi pure la proprietà delle aree esterne, destinate ai parcheggi. Queste furono lasciate per lunghissimo tempo, praticamente sino ai giorni nostri, nella libera disponibilità dei cittadini, senza nessun costo ulteriore.
Succede poi che, nel 2015, Tursi chiede ai Gaggero di accatastare quelle aree e pretende che sopra vi vengano pagate Imu e Tari. Fine della pacchia? Pare di sì, perché gli eredi dei costruttori si trovano di fronte a un conto salatissimo, da decine di migliaia di euro. Non resta che far pagare la sosta. Le strade, un tempo libere, iniziano a essere palettate. Intorno ai condomìni iniziano a comparire cartelli che minacciano denunce a chiunque si fermi in maniera abusiva.
I residenti non ci stanno e, in pochi giorni, raccolgono oltre seicento firme. Incaricano un legale e la famiglia Gaggero risponde per le rime. Poi interviene la politica, nel ruolo di mediatrice. In una delle seduta della giunta comunale, nel 2018, il sindaco Bucci ha chiesto conto della questione, dopo esser stato informato del problema attraverso la stampa e alcune missive dei cittadini. L’intenzione era quella di ‘sminare’ lo scontro, evitando i tribunali e riportare tutti a più miti consigli. Ma i cittadini di pagare non ne vogliono sapere. Né i Gaggero di sobbarcarsi da soli un conto da migliaia e migliaia di euro.
Difficile far cessare un diritto acquisito da decenni, ed è proprio su questa leva che i pegliesi provano a farsi le loro ragioni. Ora il problema, rimasto evidentemente irrisolto, torna a manifestarsi.
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