Il Nazionale

Cronaca | 09 luglio 2020, 15:18

Solfiti (dal vino) nella Salsiccia di Bra: macellaio roerino assolto dopo tre gradi di giudizio

A sei anni dai fatti si chiude la vicenda del 50enne condannato in primo grado a 6 mesi di reclusione senza sospensione della pena. L’avvocato Ponzio: "Recenti studi certificano che l’utilizzo di queste sostanze migliorano la qualità microbiologica del prodotto. Serve un intervento a livello normativo"

Solfiti (dal vino) nella Salsiccia di Bra: macellaio roerino assolto dopo tre gradi di giudizio

A tre anni dalla sentenza di primo grado, quando il Tribunale di Asti lo aveva condannato a 6 mesi di reclusione (oltre che a una multa di 400 euro), senza però non concedergli la sospensione condizionale della pena e senza benefici di legge, si è definitivamente conclusa con la sentenza di assoluzione pronunciata nei giorni scorsi dalla Corte di Cassazione l’avventura giudiziaria del 50enne macellaio roerino finito alla sbarra con una pesante duplice imputazione: commercio di alimenti nocivi (per aver messo in vendita presso il proprio esercizio salsicce fresche contenenti sostanze considerate pericolose per salute pubblica) e contravvenzione della legislazione alimentare (per aver impiegato nella preparazione delle stesse solfiti, additivi chimici non consentiti dai decreti ministeriali).

Nel settembre scorso il 50enne era già stato scagionato dalla 4ª sezione della Corte d’Appello di Torino, il cui procuratore generale, che aveva invece chiesto la conferma di quella prima condanna, aveva poi presentato ricorso alla Suprema Corte. Nei giorni scorsi la 3ª sezione penale del tribunale di legittimità ha invece disposto l’annullamento senza rinvio della sentenza di secondo grado, giudicando il reato estinto per intervenuta prescrizione.

A ormai sei anni dallo svolgersi dei fatti si chiude quindi un processo la cui archiviazione segue di pochi giorni la notizia di una nuova indagine aperta dalla Procura astigiana su macellerie produttrici della Salsiccia di Bra (leggi qui). Accertamenti anche in questo caso volti a verificare il rischio l’utilizzo di solfiti nella preparazione del prodotto.

"Un problema che andrebbe risolto una volta per tutte per via normativa – commenta l’avvocato albese Roberto Ponzio, difensore del 50enne roerino –. La Salsiccia di Bra non è semplice insaccato fresco, ma è una preparazione inserita nell’Atlante dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali del Piemonte e regolato da uno specifico disciplinare di produzione. Ebbene, accreditati studi accademici e recenti ricerche condotte dal Dipartimento di Medicina Animale dell’Università di Padova si sono occupate dell’aggiunta di solfiti e di acido ascorbico nell’impasto tradizionale della salsiccia. Tali analisi hanno evidenziato un miglioramento delle condizioni di qualità microbiologica del preparato in quanto idonea a fermare la crescita dei batteri patogeni. In particolare si spiega che il solfito di sodio, in giusta proporzione, consente di stabilizzare il colore del prodotto e contribuisce a prevenire il rischio di una proliferazione di batteri al suo interno".

"Le prove condotte da questo studio –
continua l’avvocato – consentono di affermare che tale aggiunta può costituire un consistente miglioramento della formulazione del prodotto e garantire una migliore stabilità del colore, oltre a un sicuro migliore livello di sicurezza igienico sanitaria. Peraltro i solfiti sono presenti naturalmente in un certo numero di cibi e bevande, come il vino, l’aglio e la cipolla".

"Ovviamente parliamo di giuste proporzioni –
conclude il legale –, ma che senso ha demonizzarne l’utilizzo quando questo è indotto dal ricorso a ingredienti naturali, come era nel caso del mio cliente col vino, detto anche che tale presenza era stata regolarmente dichiarata in etichetta? Davvero sarebbe auspicabile che il legislatore prendesse finalmente atto di questa incongruenza mettendo una parola definitiva su questa controversa applicazione della legge".

Ezio Massucco

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