I processi sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Piemonte denominati “Carminius” e “Fenice” che vedono imputato, fra gli altri, l’ex assessore regionale di Fratelli d’Italia Roberto Rosso, sono stati accorpati in un unico dibattimento.
Lo ha deciso stamattina nell’aula bunker del carcere torinese “Lorusso e Cutugno” il giudice Alberto Giannone, che ha motivato la scelta spiegando come “in entrambi i processi è contestato come reato principale la sussistenza della medesima associazione ti tipo mafioso” e che “la gran parte dei testi elencati dal pubblico ministero è identica in entrambi i processi”. Per il giudice, inoltre, “sussitono evidenti ragioni di economia processuale alla trattazione unitaria di fatti o identici o connessi o comunque inscindibilmente collegati sul piano probatorio”.
Roberto Rosso non ha partecipato all’udienza “non per mancanza di rispetto - ha detto il legale difensore Giorgio Piazzese - ma perché sapeva che il processo oggi non sarebbe entrato nel vivo. In ogni caso Rosso è ancora molto provato da sei mesi di custodia cautelare”.
Dopo la decisione sulla riunificazione, Giannone ha emesso un’ordinanza respingendo la richiesta avanzata qualche minuto prima da un gruppo di avvocati di svolgere il dibattimento a porte chiuse, estromettendo di fatto giornalisti, fotografi e operatori video. Il giudice ha ribadito che "le dimensioni dell'aula sono tali da garantire un adeguato distanziamento sociale".
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