Il Nazionale

Cronaca | 26 giugno 2020, 15:20

Il superperito scagiona la mantide braidese: "Quel mix di farmaci inidoneo a uccidere il marito"

In tribunale ad Asti importante tappa del processo alla braidese accusata di aver attentato alla vita del coniuge. Ieri l’audizione di Lorenzo Varetto, già consulente nei processi Cogne, Garlasco e Ceste

Il superperito scagiona la mantide braidese: "Quel mix di farmaci inidoneo a uccidere il marito"

Nuova tappa, ieri mattina, del processo con rito abbreviato che presso il Tribunale di Asti vede l'operaia braidese Laura Davico accusata di tentato omicidio nei confronti del marito.

Una vicenda ampiamente raccontata dalle cronache dopo l’arresto della donna, avvenuto nel dicembre del 2018 sulla base di un’indagine che i Carabinieri del Nucleo Anti Sosfisticazione di Alessandria avevano avviato dopo una segnalazione giunta dalla direzione sanitaria dell’Ospedale "Santo Spirito" di Bra, dove il marito della donna si trovava ricoverato.

Le riprese realizzate dalle telecamere piazzate dagli inquirenti nella stanza di ospedale in cui l’uomo era ricoverato permisero di verificare come la donna in più occasioni avesse adulterato cibi e bevande poi somministrate al coniuge introducendovi un mix di sostanze tra le quali – spiegarono gli stessi inquirenti – vi sarebbe stato anche un potente topicida.   

L'operaia, che nei mesi scorsi ha potuto godere di un’attenuazione delle misure cautelari da subito disposte nei suoi confronti – dapprima con la detenzione in carcere, tramutata poi negli arresti domiciliari e ora ridotta all’obbligo di dimora presso l’abitazione cheraschese della madre – si è però sempre professata innocente, sostenendo come la somministrazione di quei farmaci avesse, nelle sue intenzioni, una finalità di cura, e non quella di attentare alla vita del congiunto.

La concreta "idoneità omicidiaria" di quelle sostanze, e conseguentemente la reale volontà della donna di arrivare a uccidere, è stata al centro dell’audizione che nell’udienza tenuta ieri in camera di consiglio, di fronte al giudice Francesca Di Naro, ha visto andare in scena il contraddittorio tra il consulente della difesa, il medico legale Lorenzo Varetto, e quello scelto dal pubblico ministero, la dottoressa Rita Celli (il marito, intanto risarcito dalla donna, non si è costituito come parte civile).

Un serrato confronto nel quale il dottor Varetto, luminare noto al grande pubblico quale consulente in processi dal grande clamore mediatico quali legati ai delitti di Cogne, Garlasco ed Elena Ceste, ha dapprima richiamato come i consulenti del pubblico ministero (Medana e Celli) abbiano circoscritto in tre tipologie – anticoagulanti, ipoglicemizzanti e betabloccanti – le sostanze somministrate dalla donna.

Poi, richiamati dati medici e letteratura scientifica, ha sostenuto che, per quanto riguarda betabloccanti e ipoglicemizzanti, la quantità di farmaci assunti dall’uomo non sarebbe stata a provocarne la morte. Meno netto il discorso riguardante la terza tipologia di farmaco somministrata all’uomo, quella degli anticoagulanti, per la quale – sempre secondo il consulente della difesa – tale possibilità andrebbe valutata in termini di un rischio che sarebbe comunque piuttosto basso anche in caso di sovradosaggio.
Presi in esame dati statistici come gli esiti di recenti studi, il medico legale ha quind  parlato di una valutazione del rischio morte che in quest’ultimo caso si sarebbe aggirato intorno al 2%, mentre risultanze scientifiche più ottimistiche arriverebbero a percentuali ancora inferiori, nell’ordine di un caso ogni 200 persone che si trovino nelle condizioni del marito della donna.

"La nostra posizione – riassume il difensore della donna, l’avvocato albese Roberto Ponzio – è che la condotta tenuta da Laura Davico era inidonea a causare l’evento morte ai danni del coniuge. E’ quanto sosterremo all’udienza di discussione del processo"

Quest’ultima è stata rinviata al prossimo 16 ottobre. L’aggiornamento inizialmente fissato per il luglio prossimo è stato infatti posticipato per ragioni tecniche, legate all’esigenza di procedere alla trascrizione dell’articolato confronto tra periti.

Ezio Massucco

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