Quando giovedì l’Antitrust, conclusa l’istruttoria, si pronuncerà sull’Ops (Offerta pubblica di scambio) avanzata da Intesa San Paolo nei confronti di Ubi Banca si potrà cominciare a capire quale possibile esito avrà la partita.
Nel frattempo, dopo la visita di Gaetano Miccichè e Fabrizio Palenzona ai sindaci di Mondovì, Alba, Cuneo e al presidente della Camera di Commercio, alcuni (pochi, in verità) cominciano ad interrogarsi sul senso dell’iniziativa assunta dai due big della finanza nazionale.
Una visita nel corso della quale i due finanzieri d’alto rango hanno cercato di spiegare i vantaggi che potrebbero derivare al territorio dall’operazione.
Palenzona e Miccichè ricoprono attualmente i ruoli di presidente e vicepresidente in Prelios Spa, una società milanese di gestione e servizi immobiliari fondata anni fa da Marco Tronchetti Provera con la denominazione di “Pirelli Real Estate”.
Una visita che voleva essere qualcosa di più di un semplice scambio di cortesie e che aveva per destinatari i maggiori referenti istituzionali della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, pur avendo tralasciato – non è dato sapere se volontariamente o no – la città di Bra.
Resta non chiaro perché il presidente della Fondazione Giandomenico Genta non sia stato reso edotto di un incontro che pure riguardava espressamente l’Ente alla cui guida è stato riconfermato appena un paio di mesi fa.
Per Genta non sono giorni facili considerata la portata della partita in atto tra i due colossi della finanza nazionale ed europea.
Il settimanale L’Espresso, sull’ultimo numero, tira in ballo i vertici della Fondazione Cuneo e della pavese Banca del Monte di Lombardia, azioniste di Ubi rispettivamente col 5,9% e 3,9%.
L’Espresso parla di posizioni di arroccamento scrivendo che le “Fondazione azioniste di Ubi Banca si schierano contro la scalata di Intesa. A costo – aggiunge nel sottotitolo il settimanale – di rimetterci milioni, per difendere poltrone e potere”.
L’autore dell’articolo, Vincenzo Malagutti, osserva ancora con un giudizio affatto tenero, rispetto agli investimenti effettuati dalla Fondazione Cuneo, che “Malgrado le perdite già subite, Cuneo continua a rastrellare titoli dell’Istituto Bergamasco, rischiando grosso”.
Insomma, per la Fondazione Cuneo sono giorni di passione.
Gli unici che, al momento, o non si sono accorti di nulla oppure, pur accortisi, preferiscono restarsene fuori, sono gli amministratori e i politici del Cuneese.
Un tempo una vicenda di questa entità avrebbe monopolizzato il dibattito politico e giornalistico della Granda.
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