Quattro anni e sei mesi di carcere. Ottomila euro di multa e il pagamento di 24 provvisionali immediatamente esecutive per un totale complessivo di 852mila euro cui si sommano le spese processuali e di costituzione delle 26 parti civili.
Si è concluso mercoledì, davanti al Tribunale di Vercelli, il processo di primo grado a carico di Benedetto Pasquino, il 52enne "falso broker" che doveva rispondere di truffa ed esercizio abusivo della professione finanziaria. Tra i primi anni 2000 e il 2016, Pasquino aveva gestito - senza averne titolo - ingenti fondi che gli erano stati consegnati da conoscenti ai quali il vercellese aveva lasciato intravedere la possibilità di ottenere importanti guadagni, grazie a operazioni di trading condotte attraverso banche online. Operazioni che l'imputato aveva gestito da un suo ufficio privato, al di fuori di qualsiasi ente titolato a compiere tali operazioni e falsificando i report sui presunti guadagni che venivano consegnati ai clienti.
Un'attività che, secondo l'accusa, aveva portato l'uomo a "bruciare" circa 7 milioni di euro tra investimenti andati male, denaro trattenuto per sé e fondi stornati a favore di clienti che pensavano di attingere dagli interessi maturati sui propri investimenti.
In questo complesso "sistema delle tre carte" sono rimaste invischiate oltre 35 persone: tre le parti lese vercellesi; una quindicina i clienti biellesi (alcuni dei quali erano imprenditori, o ex dirigenti di aziende della zona, o loro familiari); gli altri erano cuneesi. Tra questi ultimi anche una donna che ci ha rimesso quasi un milione di euro.
Nel corso del lungo processo sono stati ripercorsi, tappa dopo tappa, tutti gli accertamenti condotti dalla Guardia di Finanza dopo la prima denuncia ricevuta e tutte le complesse operazioni di controlli incrociati per verificare depositi e prelievi effettuati dai conti aperti dagli investitori su banche straniere o istituti di credito online. Conti dei quali i titolari non avevano alcun controllo, poiché Pasquino si era fatto consegnare password e token per operare.
Pasquino, che ha sempre preso parte alle udienze, si era difeso spiegando di aver continuato a investire sperando di poter capovolgere le proprie sorti. Si era così lanciato in operazioni sempre più rischiose che, tuttavia, non erano quasi mai andate a buon fine, contribuendo a peggiorare ulteriormente la situazione. L'uomo, dopo la prima denuncia, si era poi presentato alle forze dell'ordine, ammettendo parte delle proprie responsabilità, ma negando sempre di aver voluto truffare i clienti che, a suo dire, sarebbero stati consapevoli dei rischi collegati a tali investimenti.
Una tesi che non aveva convito l'accusa, che per Pasquino aveva chiesto 5 anni di carcere, e che non ha convinto neanche il giudice Cristina Barillari che lo ha condannato a 4 anni e 6 mesi, stabilendo provvisionali variabili tra i 5 e i 180mila euro e demandando alla sede civile la quantificazione del danno subito da ogni singolo investitore.
"Sono molto soddisfatto della sentenza che ha confermato la correttezza dell’intero impianto accusatorio - è il commento dell'avvocato Massimo Mussato, difensore di parte civile delle vittime vercellesi, che furono tra i primi clienti ad andare a sporgere denuncia -. Già nella nostra prima denuncia, risalente al 2016, avevamo individuato le gravi violazioni di truffa aggravata e abusivismo finanziario commesse dall’imputato. Ora la sentenza del Tribunale condivide la nostra impostazione e rende piena giustizia a tutte le persone offese che sono state private dei loro risparmi”.
Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro 15 giorni, poi gli avvocati di Pasquino, Roberto Scheda e Marco Mortarino, si rimetteranno al lavoro per lo scontato appello.
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