“Mi interessa solo provare la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati: non mollerò un millimetro”. A dirlo è l’ex portavoce di Chiara Appendino, Luca Pasquaretta, per cui la Procura di Torino questa mattina ha chiesto il rinvio a giudizio per l’inchiesta sul Salone del Libro di Torino.
Una notizia che ha “sorpreso” Pasquaretta. “Gli inquirenti -spiega - continuano ad insistere su alcuni reati per cui le presunte “vittime” hanno dichiarato di non essere mai state minacciate e/o ricattate da me. Accuse che respingo con forza e che ritengo offensive”.
“Ribadisco inoltre -aggiunge l’ex portavoce della prima cittadina del capoluogo - che non ho mai chiesto nulla a nessuno, né incarichi, né lavori, né favori. Nulla di nulla. E non vedo l’ora di dimostrarlo nelle sedi opportune. Non lo dico polemicamente, ma solo perché voglio continuare a credere nella giustizia”.
“Pensavo potessero bastare – prosegue Pasquaretta - 7 ore di interrogatorio dove ho spiegato la mia posizione, portando chat, documenti e prove a mia totale discolpa. Ho spiegato chiaramente tutto. Eppure, la Procura di Torino ha chiesto il rinvio a giudizio”.
“Fortunatamente ora tocca a me. Potrò difendermi con tutte le forze. Ho vissuto oltre 2 anni da incubo, per aver fatto cosa? Non l’ho ancora capito. Faccio fatica. Però non mi darò pace fino a quando non verrà pronunciato “il fatto non sussiste” conclude.
Le indagini si riferiscono alla consulenza da 5 mila euro fornita nel 2017 da Pasquaretta al Salone del Libro di Torino: oltre a lui altre sette persone sono accusate – a vario titolo – di corruzione, peculato, estorsione, turbativa d’asta e traffico di influenze illecite.
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