Dopo un'attesa di 70 giorni sono tornati i banchi non alimentari nei mercati di Torino: una ripartenza tendenzialmente in sicurezza, con rispetto delle norme di distanziamento sociale e dell'utilizzo dei dispositivi di protezione personale anche grazie alla collaborazione degli operatori. Le preoccupazioni riguardano, però, lo scarso afflusso di pubblico e la minor presenza di banchi, soprattutto per quanto riguarda il settore abbigliamento.
Uno scenario evidente soprattutto a Porta Palazzo, dove i timori per un potenziale peggioramento della crisi spaventano i commercianti: “Chiudendo a febbraio - spiega Barbara, titolare di un banco di vestiario su Piazza della Repubblica – con l'invenduto delle collezioni invernali, molti di noi non se la sono sentita di investire capitali non indifferenti sui prodotti estivi. In questo periodo le persone comprano beni di prima necessità: se si continuerà così saremo costretti a chiudere, nonostante la buona volontà; avevamo anche chiesto un annullamento delle tasse per il 2020 ma è stato tutto rimandato”.
Prove di ripartenza anche al mercato di corso Svizzera, dove i responsabili hanno lavorato ininterrottamente per disporre i banchi, rispettando rigorosamente le distanze.
L'area mercatale si sviluppa in lungo, da Bianzè a piazza Perotti: la scelta è stata, dove possibile, quella di mettere da un lato i banchi alimentari e dall’altro quelli non alimentari. Tra vestiti, scarpe e prodotti per la casa, si torna lentamente alla normalità. In aumento anche gli afflussi, che rimangono comunque contingentati. È però un dato di fatto: la presenza di più banchi, come era lecito aspettarsi, ha portato più persone al mercato. Un buon segnale per chi, dopo 70 giorni di chiusura, si trova costretto a recuperare il terreno perduto e chiede solo di poter lavorare.
A fare il bilancio della prima mattinata con tutti i banchi presenti è Armando Fantino, responsabile del mercato. “Non è stato semplicissimo, dobbiamo capire come organizzarci”. “L’affluenza è stata buona, ma è molto difficile educare i clienti: in pochi capiscono che è obbligatorio usare la mascherina per esempio” racconta Fantino.
Situazione ben diversa in via Onorato Vigliani, dove gli ingressi liberi della clientela, sia all'incrocio con via Artom sia sul lato opposto, verso via Monastir, hanno determinato, fin dalle prime ore del mattino, flussi ingenti di persone, seppur monitorare da agenti di polizia municipale di passaggio. Qui la gestione delle distanze e l'utilizzo di dispositivi di sicurezza è stata affidata a ciascun ambulante, mantenendo comunque "mescolati" alimentari e vestiario. Un panorama tutto sommato caotico, in quello che, dopo il trasferimento da piazza Bengasi, rimane il punto di riferimento più importante per la spesa quotidiana di Mirafiori Sud e Lingotto.
Vige ancora l'obbligo della fila e degli accessi contingentati in via Cesare Pavese, sia all'incrocio con corso Unione Sovietica sia su via Palmiro Togliatti, con personale di vigilanza e sicurezza incaricato di far entrare gli acquirenti a scaglioni. Completamente transennati anche i passaggi laterali.
Molto più "sciolta", infine, la situazione a Mirafiori Nord, in via Nitti, dove i banchi, che da sempre sono disposti lungo una superficie molto ampia, e ben distanziati gli uni dagli altri, non hanno mai riscontrato pericoli di assembramento., accogliendo i frequentatori abituali in tutta sicurezza.
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