Il Nazionale

Politica | 08 maggio 2020, 09:41

Regione, Cirio e Icardi separati in casa: quanto potrà durare?

È in atto un braccio di ferro tra il partito dell’assessore alla Sanità e il presidente. La Lega non intende farsi mettere all’angolo e rilancerà tirando in ballo le vicende degli ospedali Covid di Verduno e delle Ogr. I leghisti, su questo tema, sono caustici e parlano di spot voluti dal governatore più che di vere misure di contrasto alla pandemia

Regione, Cirio e Icardi separati in casa: quanto potrà durare?

Luigi Genesio Icardi non ha alcuna intenzione di voler esercitare il ruolo di vittima sacrificale. Per questo difenderà con le unghie e coi denti l’incarico di assessore regionale alla Sanità, non fosse altro per non darla vinta a chi vorrebbe immolarlo in nome della ragion di stato. L’ex sindaco di Santo Stefano Belbo non ha mai avuto un rapporto facile con i mezzi d’informazione, a partire da quando, nel dicembre dello scorso anno, aveva proposto la “costruzione di una torre psichiatrica nella quale ricoverare i residuati bellici della sinistra torinese”.

Agli organi d’informazione la battuta non era sfuggita ed era successo il finimondo. Anche questa volta - unico assessore di centrodestra a livello nazionale ad eccepire sulle riaperture - è tornato ad inciampare nella comunicazione: ha manifestato pubblicamente le sue perplessità e, come se non bastasse, è andato a rintuzzare i due guru della task force regionale sanitaria, Ferruccio Fazio e Paolo Vineis.

Fatti che hanno indispettito non poco (per usare un eufemismo) il presidente Alberto Cirio, il quale non tollera che in una fase tanto delicata ci siano dissonanze in un esecutivo che già ha dovuto riporre nel cassetto lo slogan elettorale dell’ “altra velocità per il Piemonte” ed è alle prese con mille problemi sanitari ed economici.

Che Cirio abbia chiesto la testa di Icardi sono gli stessi leghisti ad ammetterlo e lo confermano pure i Fratelli d’Italia, cui la querelle in atto tutto sommato fa gioco. Meno chiaro è se il presidente avrà la forza per ottenerla, anche perché il luogotenente salviniano in Piemonte, Riccardo Molinari, non ha intenzione di vestire i panni di Salomè. Se Molinari consegnasse a Cirio la testa di Icardi ammetterebbe la debolezza del suo gruppo in Regione, che, forte di 23 consiglieri, non può permettersi ulteriori sbavature o dare segni di cedimento.

Icardi ha chiesto qualche giorno per riflettere, a dimostrazione del fatto che i rapporti tra lui e il governatore sono ormai da separati in casa. Ma chi gli è vicino dice che non è il preludio alla rinuncia, ma soltanto un gesto per consentire al suo partito per mettere in atto contromisure. La Lega non può che far quadrato intorno al suo assessore e per farlo solleva la questione degli ospedali Covid di Verduno e delle Ogr visti più come onerosi spot voluti dal governatore che non vere misure di contrasto alla pandemia.

Il braccio di ferro tra Lega e Cirio non è questione di poco conto, visto che all’esito sono legati i destini del governo regionale e quello di molti dei loro attuali protagonisti.

Può anche darsi – come taluni annotano – che la figura di Icardi sia politicamente logorata e che il funzionario dell’Asl Cn2, dopo aver affrontato di petto le asperità delle vicende sanitarie regionali nel massimo della bufera, debba fare ritorno a Santo Stefano. Ma se così sarà, anche il suo presidente conterraneo, Alberto Cirio qualche ferita dovrà metterla in conto.

A meno che il fantasista governatore non si inventi un rimpasto alla democristiana, proponendo ad Icardi la delega che era stata il suo primo amore: l’Agricoltura. Ammesso e non concesso che l’interessato abbia voglia di mollare una patata bollente per riceverne un’altra non meno scottante.

Giampaolo Testa

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