Prosegue il presidio dei senzatetto “sfrattati” dopo la chiusura del dormitorio di Piazza D'Armi. Una trentina di persone sta sostando da giorni con tende e coperte, sotto i portici davanti alla sede del Comune di Torino, per chiedere soluzioni immediate; ad assisterli anche alcuni attivisti dei centri sociali cittadini, mentre a dominare la scena c'è uno striscione con l'eloquente scritta “Cosa Vogliamo? Dignità, casa e salute”.
A sostegno dei senzatetto è arrivata, in queste ultime ore, un'interrogazione parlamentare ai ministri degli interni e della salute presentata dal deputato di Italia Viva Roberto Giachetti (iscritto al Partito Radicale, ndr) per chiedere la riapertura provvisoria del dormitorio garantendo servizi igienici e aiuti alimentari: “Lo spettacolo di queste ore – si legge nel documento – è quanto di più degradante e inumano si debba assistere: appare inaccettabile che decine di persone si trovino in questa grave situazione umanitaria senza iniziative o possibili soluzioni”.
Le posizioni di Giachetti sono condivise dall'Associazione Marco Pannella: “Sulla vicenda – fanno sapere - delle decine di persone accampate senza servizi igienici, cibo e assistenza, non c'è stata nessuna risposta. Grazie alla decisione del Comune ora decine e decine di persone si trovano in una situazione socio-sanitaria pessima senza che ci siano possibili soluzioni. Chiediamo un piano di aiuto urgente in attesa di trovare soluzioni più strutturate e per scongiurare rischi di ordine sanitario così come denunciato anche dall'Ordine dei medici”.
Una richiesta d'aiuto arriva anche dalla Pastorale Migranti: “Riceviamo ogni giorno 150 chiamate, sentiamo bambini piangere per la fame. Affrontiamo – dichiara Marcella Rodino - situazioni differenti tra loro, legate da un comune denominatore: la povertà. Lo sforzo delle associazioni per sostenere i più deboli è immane, ma un conto è far fronte a una situazione emergenziale di un paio mesi, un altro è invece strutturare un piano capace di fornire aiuto per un orizzonte temporale più ampio. Da qui la richiesta alle istituzioni: non abbandonare e sostenere chi si occupa dei più fragili”.
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