“Uno dei semi dell’ulivo che sarebbe diventato il simbolo dello Stato di Israele fu piantato a Sanremo”. Con queste parole il Premier Giuseppe Conte ha rimarcato con una lettera all’European Coalition for Israel l’importanza della Città dei Fiori nella nascita dello Stato di Israele.
Nell’articolo pubblicato da ec4i.org viene citato anche il sindaco Alberto Biancheri con il video nel quale il primo cittadino ha ricordato l’importanza della conferenza tenutasi dal 18 al 24 aprile del 1920. “Possiamo dire che lo Stato di Israele è nato a Sanremo” aveva dichiarato il sindaco Biancheri.
Lo scorso 11 febbraio a Palazzo Bellevue è stato ospite l’ambasciatore israeliano in Italia Dror Eydar che aveva incontrato il sindaco Biancheri proprio nell’ottica dell’evento che si sarebbe dovuto svolgere questo fine settimana in città. Dopo l’incontro in Comune l’ambasciatore era stato poi accompagnato al Castello Devachan
La Conferenza di Sanremo fu un evento cruciale per la spartizione dell’ex Impero Ottomano, che si tenne dal 19 a 26 aprile del 1920, proprio al Castello. La questione orientale venne affrontata alla Conferenza (18-24 aprile 1920) e da quei negoziati complicati (perfezionati poi nell'agosto dello stesso anno a Sevrés) determinarono le sorti della regione. Gli Alleati, cercarono di segnare il destino delle popolazioni arabe dell'Impero ottomano, traendo ispirazione dagli accordi Skyes-Picot, ma non ne applicarono diverse clausole, per imporre un controllo ancor più diretto sui territori inizialmente promessi, in primo luogo, al grande Stato arabo.
La Conferenza si aprì, tra eccezionali misure di sicurezza, in un quadro internazionale profondamente mutato. Parigi e Londra, infatti, grazie alla politica isolazionista degli Stati Uniti (che non avevano ratificato il Trattato di pace di Versailles, se pur non rimanendo del tutto disinteressati agli equilibri geopolitici del dopo guerra, stante il crescente ruolo globale della Repubblica stellata), ebbero completa libertà nel perseguire i loro disegni imperialistici. La Francia, nello stesso tempo, aveva maturato un debito di riconoscenza verso la Gran Bretagna, che, alla Conferenza di Parigi, aveva sostenuto le sue ossessive richieste di pace punitiva nei confronti della Germania.
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