Provati dalla chiusura forzata per Coronavirus, parrucchieri ed estetisti non si piangono addosso e pensano a come affrontare in modo pratico la fase due post-emergenza Coronavirus.
Proposte concrete arrivano da Confartigianato Benessere che ha stilato una proposta di protocollo sulla riorganizzazione lavorativa che tenga conto delle disposizioni ministeriali al contrasto e al contenimento della diffusione del virus Covid-19.
Ecco le proposte di carattere organizzativo
• Svolgimento delle attività esclusivamente su appuntamento (telefonico, tramite app o mail)
• Presenza di un solo cliente per volta in area reception, spogliatoi, servizi igienici
• Permanenza dei clienti all’interno dei locali limitatamente al tempo strettamente indispensabile all’erogazione del servizio/trattamento
• Adozione – per le imprese maggiormente strutturate - di orari di apertura flessibili con turnazione dei dipendenti
Limitatamente ai saloni di acconciatura che – contrariamente ai centri estetici – normalmente non dispongono di spazi chiusi nell’ambito dei quali circoscrivere la presenza ad un solo cliente per operatore:
• delimitazione degli spazi con applicazione sul pavimento di scotch di colore ben visibile
• utilizzo di postazioni alternate sia nella zona del lavaggio che nelle zone trattamenti
• distribuzione della clientela tra gli addetti in modo tale che ciascun operatore abbia in carico un massimo di due clienti contemporaneamente qualora uno dei due sia in fase di attesa tecnica (tempo di posa del colore)
Ecco le proposte di carattere igienico-sanitario
• Utilizzo mascherina e guanti
• Utilizzo di occhiali protettivi o visiera in plexiglas per i trattamenti per i quali non può essere garantita la distanza interpersonale di un metro (per gli acconciatori limitatamente ai servizi di taglio/cura della barba)
• Igienizzazione delle postazioni di lavoro dopo ogni trattamento/servizio
• Disinfezione dei servizi igienici dopo ogni utilizzo
• Utilizzo, ove possibile, di materiali monouso e lavaggio a temperatura adeguata e con prodotti igienizzanti dei materiali in tessuto
• Posizionamento di soluzioni disinfettanti all’ingresso e in corrispondenza di tutte le postazioni lavoro, a disposizione di operatori e clientela
Misure aggiuntive per i centri estetici:
• Utilizzo di soprascarpe monouso
• Utilizzo di camici monouso o lavaggio giornaliero degli indumenti ad alta temperatura con prodotti igienizzanti
• Accurata detersione dei lettini con ipoclorito di sodio-candeggina o alcool denaturato, ed arieggiamento della cabina dopo ogni trattamento
Proposte concrete e non certo di immediata attuazione, che richiedono uno stravolgimento del modo di concepire il lavoro nel mondo del benessere. Ancor più se si pensa che, mentre tutte le attività ufficiali di parrucchieri ed estetisti hanno chiuso a inizio marzo, continuano invece a lavorare gli abusivi.
I numeri del settore acconciatura ce li aveva forniti Enrico Frea, rappresentante provinciale e regionale degli Acconciatori per Confartigianato: “Per ogni licenza, c'è un parrucchiere che non paga le tasse. I conti sono presto fatti. In Italia si contano 100mila partite iva, circa 8mila in Piemonte e 1.100 nel Cuneese. Un comparto da ben 208mila addetti tra dipendenti e titolari. Purtroppo però ci sono 100mila persone che lavorano a casa, in garage o che vanno a fare i capelli direttamente nelle abitazioni delle clienti. Sono la carica dei 100mila, tanti quanti coloro che hanno la partita iva. Numeri che si ricavano dalla vendita di prodotti professionali nelle parafarmacie e sulle piattaforme online. Un mondo sommerso incredibile e molto strutturato che si fa anche pubblicità sui social”.
Nel settore estetico i numeri proporzionalmente raddoppiano. Ce lo aveva spiegato Maria Teresa Rosso, rappresentante provinciale degli Estetisti per Confartigianato Imprese Cuneo: “In Granda si contano circa 4mila centri. Ogni singolo estetista ci sono due abusive che, in questo periodo di emergenza, stanno lavorando alla grande da casa, senza pagare le tasse. E magari prendono anche il reddito di cittadinanza”.
Approfittando dell’impennata della richiesta, molti abusivi hanno continuato ad erogare servizi presso il proprio domicilio o presso quello del cliente, aggravando le carenze dal punto di vista igienico-sanitario con il rischio di contagio. Per Confartigianato Benessere si tratta di persone “che rappresentano ancor più in questo momento un serio rischio per la salute dei cittadini, oltre che danneggiare ulteriormente sul piano economico le aziende in regola”.
Parallelamente, si è registrata un’allarmante diffusione di iniziative avviate da produttori/fornitori che, in nome dei più disparati protocolli da adottare alla riapertura, offrono prodotti e/o presidi a prezzi maggiorati fino a 10 volte il normale prezzo di vendita.
Per Confartigianato Benessere “Tali situazioni devono essere contrastate con decisione attraverso un’intensificazione dei controlli ed un inasprimento delle sanzioni a carico di chi contravviene alle misure di contenimento indicate dal Governo, anche di coloro che fruiscono di servizi erogati abusivamente, ed attuando un’attenta vigilanza del mercato per evitare iniziative di sciacallaggio a danno degli operatori”.
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