Mentre la curva epidemiologica continua a scendere e si parla sempre più insistentemente di Fase 2, si prova lentamente a ripartire, in vari settori. Da lunedì scorso, la Regione Liguria ha concesso alcuni via libera ad attività produttive e imprenditoriali, anche legate all’edilizia. Ma, a detta delle persone direttamente coinvolte, è stata persa un’importante occasione: quella di far riprendere, da subito, i cantieri presso le scuole.
Si tratta di un’opportunità doppia: sia perché si potrebbero tornare a impiegare, in condizioni di assoluta sicurezza in base a ogni normativa, moltissimi lavoratori attualmente collocati in cassa integrazione (sussidio che, peraltro, deve essere ancora erogato e che, in parecchi casi, è stato anticipato ai singoli direttamente dagli impresari, con ulteriori impegni da parte loro, dal punto di vista finanziario); sia perché, in questo momento, le scuole sono chiuse, è probabilissimo che non riapriranno prima di settembre e quindi operare all’interno di edifici vuoti rappresenta una possibilità irripetibile.
Per questo l’Ance Genova, attraverso il suo presidente Filippo Delle Piane e attraverso tutti i suoi collaboratori (che fanno parte del Consiglio Direttivo della sezione provinciale dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili), ha avviato un’intensa opera di pressing sia presso il Comune di Genova, per far ripartire i vari appalti legati all’edilizia scolastica, sia presso la Regione Liguria, affinché vengano sbloccati anche questi cantieri.
Sono ragioni sacrosante, fanno notare dall’Anci (e il discorso è pienamente condivisibile) perché, qualunque sarà la data della ripartenza, le scuole non potranno certo ripresentarsi come prima: andranno adeguate le aule, andranno adottate, il più possibile, le distanze minime di un metro tra i vari banchi, andranno rivisitati molti spazi, riorganizzati i servizi igienici, le sale per la mensa, le aule studio comuni, quelle per le proiezioni, eccetera eccetera. E quale occasione migliore, se non le prossime settimane?
Il decreto di Regione Liguria numero 18, del 13 aprile 2020, entrato in vigore lunedì scorso, autorizza alcune attività, tra cui: le installazioni e gli allestimenti stagionali necessari per l’apertura degli stabilimenti balneari oltre che di piccoli chioschi già autorizzati e pertanto senza esecuzione di modifiche o nuove opere e i ripascimenti stagionali e la sistemazione delle spiagge con mezzi meccanici; attività edilizia libera; opere edilizie per le quali è sufficiente la CILA (Comunicazione Inizio Lavori Asseverata); prestazioni di servizio di carattere artigianale rese da terzi per interventi di manutenzione a bordo di imbarcazioni da diporto all’ormeggio; opere pubbliche, finalizzate al ripristino dei danni conseguenti ad eventi alluvionali e, più in generale, alla mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico e alla difesa degli abitati dall’azione del mare; attività di manutenzione e propedeutiche alla consegna dei mezzi navali già allestiti da parte dei cantieri navali ed il loro spostamento dal cantiere all’ormeggio.
Nemmeno una riga sulle scuole: un controsenso bello e buono, anche perché si tratta, nel cento per cento dei casi, di cantieri ipercontrollati e quindi pienamente adempienti alle normative sul contenimento del Covid-19. “Vogliamo ripartire, siamo tutti pronti”, è il refrain di Ance, rivolto sia all’assessore regionale all’Edilizia, Marco Scajola, che all’assessore comunale ai Lavori Pubblici, Pietro Piciocchi.
Su questo fronte, oltre agli imprenditori e ai professionisti, si è mossa anche la politica. Tra i primissimi a intervenire, il Circolo di Pegli del Partito Democratico, che parla sia per le situazioni in atto nel Municipio VII Ponente che per quelle relative a tutta la città: “Cantieri per la posa della fibra ottica, manutenzione straordinaria delle facciate, ristrutturazioni interne. Ma della messa a norma delle scuole neanche l’ombra. Perché, per l’ennesima volta, la scuola non viene considerata un obiettivo strategico al pari dei cantieri sopra menzionati? Perché, pur essendo il luogo ideale dove riprendere i lavori poiché chiuse fino a settembre, non sono state citate né minimamente prese in considerazione? Perché la scuola viene sempre messa in secondo piano? Forse la sicurezza dei nostri ragazzi non è così importante? Senza contare che nel comparto edilizio ci sono centinaia di aziende ferme con operai in cassa integrazione, che nel frattempo si sono organizzate per avere dispositivi per la protezione individuale e attivare procedure al fine di poter ricominciare i lavori nel modo giusto. Si parla di centinaia di posti di lavoro che potrebbero essere salvati”.
Il Circolo del Pd pegliese ricorda: “Ci sono imprenditori che per la salute dei propri dipendenti si sono organizzati per poter, anche loro, ricominciare, perché hanno capito che questa modalità di lavoro è quella corretta ed è quella che dovranno utilizzare per molti mesi. E quindi cosa stiamo aspettando? Molti appalti all’interno delle scuole sono stati sospesi, oppure sono pronti per partire, le scuole completamente deserte sono la situazione ideale per riprendere. Oltre a ciò, è prevedibile che tutte le scuole si dovranno adeguare alle nuove prescrizioni: nuove classi, nuovi bagni, nuovi percorsi, sanificazioni degli ambienti e altre attività tutte da organizzare e appaltare per avere le classi pronte per settembre. E la Regione cosa fa? Sta pianificando? Sta progettando il futuro dei nostri figli?”.
Il tema, insomma, è assai caldo. La soluzione dovrebbe essere una sola, se si guardasse unicamente alla logica e al buon senso.
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