Adattarsi alle esigenze dettate dalle regole stringenti varate per affrontare l'emergenza coronavirus non è semplice, ancor meno per i sacerdoti costretti a non poter celebrare le funzioni religiose o a farlo in modo alternativo.
La situazione è ancora più evidente in un periodo molto sentito come quello di Pasqua durante il quale c'è chi, come don Gianluca Attanasio della parrocchia Santa Giulia, si è attivato per non far mancare il proprio apporto ai fedeli e a tutto il quartiere Vanchiglia: “La chiesa - spiega – resta aperta, nel rispetto delle norme di sicurezza, per chi vuole pregare, mentre le liturgie vengono celebrate a porte chiuse dalla nostra comunità sacerdotale; restiamo anche a disposizione per le confessioni: gli spazi sono molto grandi e siamo muniti di mascherine”.
Don Gianluca non tralascia l'utilizzo delle nuove tecnologie, fondamentali anche per la spiritualità e nel periodo pasquale: “Tutte le sere – prosegue – facciamo una breve video-meditazione attraverso Zoom, recitando il rosario per le persone malate e i medici con una media di 200/250 contatti giornalieri. La stessa cosa è stata fatta per il Giovedì Santo; venerdì, invece, abbiamo realizzato una Via Crucis speciale adattata al mezzo di comunicazione, mentre domenica faremo una festa di canti. La stessa modalità ci permette di proseguire gli incontri con famiglie, giovani universitari e studenti delle scuole superiori”.
Nonostante gli sforzi, non mancano le difficoltà ma nemmeno la forza di trovare dei risvolti positivi: “Le persone con cui mi sono confrontato – aggiunge – provano una grande sofferenza nel non poter partecipare alla liturgia pasquale, centro della vita della Chiesa. Nonostante questo, ho notato un rinnovato desiderio di pregare e riscoprire i fondamenti della nostra vita, una volontà di avvicinarsi a Dio per una rinnovata speranza. La sofferenza che mi ha impressionato di più è invece quella di chi non può abbracciare i propri cari in un momento di dolore come quello della morte; ho visto, tuttavia, grande solidarietà: anche se a distanza il conforto della comunità non viene meno all'impossibilità di potersi radunare”.
Il distanziamento sociale ha cambiato radicalmente anche la vita del quartiere, territorio vivo di giorno e cuore pulsante della vita notturna torinese: “In queste settimane – conclude don Gianluca – aleggia il silenzio in una pace pressoché totale e camminando per strada si possono incontrare le facce preoccupate della gente: la mancanza della vita sociale si sta facendo sentire ma, in contrapposizione a questo, si è accesa una solidarietà reciproca che ci sta allontanando dall'individualismo”.
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