La fase di emergenza legata al “Covid-19” viene monitorata e gestita, 24 ore su 24, nell’unità di crisi della Regione Piemonte, da un pool di sanitari.
A coordinare questa fase delicata c’è Mario Raviolo, medico saviglianese che da giugno del 2019 guida il dipartimento regionale dell’emergenza sanitaria.
Raviolo, nella conferenza stampa di oggi in Prefettura, a Torino, ha rappresentato tutti i servizi di emergenza regionali e tutti i servizi regionali che stanno lavorando senza sosta per la gestione della crisi.
“Siamo sotto pressione – dice – per rispondere a tutte le richieste che abbiamo in questo momento dai cittadini”.
“Le chiamate a 112 e 118 stanno mettendo a durissima prova le centrali operative”
Il primo riferimento di Raviolo va alla mole di chiamate, impressionante, che hanno subissato sia il numero unico per le emergenze, il 112, sia successivamente le centrali operative dell’emergenza sanitaria.
“Abbiamo delle richieste molto pressanti che arrivano soprattutto ai numeri di emergenza. Molte di queste richieste non sono di tipo emergenziale, cioè non sono rivolte a noi per segnalare la necessità di avere una risposta di tipo sanitario, quindi per avere una risposta con ambulanze o elisoccorso nei casi in cui lo riteniamo necessario, ma per avere informazioni”.
Una situazione che “sta mettendo a durissima prova le centrali operative del 112 e dell’emergenza sanitaria. Vi segnalo che ieri a Torino, dove normalmente è presente un solo medico, abbiamo portato a numero quattro medici la presenza all’interno della centrale operativa dell’emergenza sanitaria.
Abbiamo dovuto stoppare l’invio di schede paziente dal 112 al 118, siamo passati al sistema cartaceo per evadere tutte le richieste di informazione”.
Stessa sorte, anche se in forma ridotta, toccata alla centrale operativa di Cuneo, dove è stato rafforzato l’organico di personale, aumentato per far fronte alle continue chiamate.
“Noi non lasciamo indietro nessuno – spiega Raviolo – col tempo rispondiamo a tutti, ma quello che ci è preoccupa è che questo intasamento delle nostre linee di emergenza possa determinare eventuali disguidi nella risposta sanitaria ai cittadini.
Chiediamo davvero la collaborazione della stampa e di tutti i cittadini nel rispondere in maniera ordinata al nostro appello”.
Vi sono diverse strutture a cui far riferimento per avere delle informazioni: “La prima di queste strutture sanitarie è fatta dai medici curanti, che ieri ovviamente hanno rispettato il riposo della domenica, ma che da stamattina sono completamente operativi.
Poi c’è il 1500, numero del servizio nazionale dedicato a tutti i cittadini d’Italia per avere delle informazioni generiche o specifiche sui comportamenti, sulle abitudini e su eventuali necessità di tipo sanitario cui far riferimento all’interno dei servizi regionali".
Poi c'è ancora il numero verde 800.333.444 della Regione Piemonte, attivo e autorizzato a ricevere segnalazioni di cittadini che riscontrano sintomi influenzali o problemi respiratori, valido anche per eventuali richieste di chiarimenti in merito all'ordinanza sulle misure urgenti per il contenimento del contagio da coronavirus in Piemonte.
"Diciamo che questo è l’aiuto che chiediamo di dare ai servizi regionali, che in questo momento sono davvero sotto pressione anche a livello ospedaliero”.
I medici di base “sono gli unici che possono davvero supportare il sistema di emergenza sanitaria”
Per Raviolo, “i medici di famiglia sono uno snodo costante ed un supporto fondamentale in questo momento nella gestione della crisi.
I medici di famiglia sono quelli che hanno il polso della situazione territoriale, sono gli unici che possono davvero supportare il sistema di emergenza sanitaria. Devono garantire la loro operatività privilegiando, nel limite del possibile, le visite in ambulatorio su appuntamento telefonico. Questo già riduce gli affollamenti degli studi.
Avranno anche la possibilità di accedere a dispositivi minimi di protezione individuale e questo limiterà di molto eventuali rischi di contagio. Calcolate che non abbiamo notifiche circa la possibilità di contagio attraverso studi di medici di base fino a questo momento: non è questa la fonte e la via di contagio di questo virus”.
Le tende di fronte agli ospedali: “Filtri sanitari di tipo preventivo”
Raviolo si sofferma poi sulla questione delle tende pneumatiche della Protezione civile allestite di fronte ai Pronto soccorso di buona parte della regione.
“Avrete notato – dice – che abbiamo preso un’importantissima misura di carattere preventivo su indicazione del nostro assessore: sono state posizionate delle tende davanti a quasi tutti i Pronto soccorso regionali.
Stiamo attuando dei filtri sanitari di tipo preventivo per evitare che pazienti potenzialmente contagiosi possano diffondere l’infezione all’interno degli ospedali. Con le tende, mettiamo in atto due filtri prima di entrare in ospedale, in modo tale da tutelare al massimo i cittadini”.
“C’è una carenza mondiale di dispositivi di protezione individuale, ma abbiamo comunque scorte”
Altro tema di strettissima attualità è la carenza di dispositivi di protezione individuale (mascherine, camici o tute, calzari) per gli operatori sanitari.
“C’è una carenza che non è degli ospedali e nemmeno non è della guardia medica – continua Raviolo – è una carenza mondiale e quindi anche una carenza italiana.
Le scorte ci sono, stiamo massimizzando le riserve nei confronti dei servizi essenziali e di emergenza che sono quelli più soggetti a possibilità di contagi.
Oggi la farmacia centrale della Regione Piemonte che ha ricevuto l’incarico di massimizzare gli sforzi degli acquisti ha portato avanti delle richieste nei confronti di distributori il cui elenco ci è stato fornito dalla Protezione civile, ieri sera verso le 23. Questo elenco contiene tutta una serie di numeri di presidi cui possiamo avere accesso.
Abbiamo deciso di centralizzare questi acquisti in una sola farmacia e da questa farmacia verranno distribuiti a tutti gli altri presidi della Regione in modo ordinato e regolare. Dai presidi farmaceutici delle Asl verranno poi quindi distribuiti a tutti i servizi territoriali, dando priorità ai servizi di emergenza sanitaria, terapie intensiva, sale operatorie, per ordine di importanza”.
“Attuiamo da 20 giorni una modalità operativa che per fortuna ha limitato moltissimo i contagi”
“È importantissimo – aggiunge Raviolo – identificare la filiera genetica dei soggetti che sono stati contagiati.
Chi sta a stretto contatto con i soggetti contagiati è soggetto a un’indagine da parte del Servizio di igiene e sanità pubblica. Questi soggetti vengono contattati e alla cerchia a più stretto contatto con il contagiato viene proposta l’effettuazione del tampone, e quindi del test per escludere il Coronavirus.
A questi soggetti chiediamo l’isolamento fiduciario a livello domiciliare, affinché fino all’esclusione del virus non vi sia possibilità di diffondere il contagio.
Dobbiamo dire che questa misura è partita da più di 20 giorni: stiamo attuando questa modalità operativa e per fortuna i risultati sono stati molto importanti. A differenza di altre Regioni confinanti i contagi sono limitatissimi”.
Tutti negativi i controlli sui soggetti rimasti a stretto contatto con i casi positivi al “Covid-19”
“I casi risultati positivi al Coronavirus sono ricoverati in reparti di infettivologia della Regione Piemonte. – ha ancora detto Raviolo – Questo è il primo livello a cui si accede per questa infezione. Questo livello è mantenuto da alcuni giorni, anzi mi segnalano dei miglioramenti, quindi in questo momento non abbiamo degli indici che destino preoccupazione su questi tre pazienti.
Uno di questi tre è in isolamento domiciliare, e a maggior ragione la cosa ci fa ben sperare perché è a livello zero, non ha ancora avuto accesso neanche a struttura ospedaliera proprio perché il decorso, costantemente monitorato dai servizi di igiene e sanità pubblica, ci fa ben sperare.
La situazione, dal punto di vista delle condizioni generali dei pazienti, è assolutamente tranquillizzante.
I parenti dei casi risultati positivi sono stati sottoposti a controllo epidemiologico: sono tutti negativi e sono tutti correlati al ceppo lombardo del virus. Non esistono, ad oggi, focolari di Covid-19 piemontesi”.
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